Sulla riva del silenzio
Segreto rovente nel petto cucito.
Lo so. Adesso so cos'è questo tormento, ma ho una paura folle anche solo a pensarlo, a dargli un nome. Perché nominarlo lo renderebbe reale, troppo reale.
Amore. Ecco cos'è.
Piange il fiume con me, sulla riva del silenzio, questo
amore è veleno… è amaro assenzio. Soffre di più chi ama senza essere amato, e
porto nel cuore un nome mai pronunciato. Fersen, mio desiderio proibito, segreto rovente nel petto
cucito.
Se solo il tuo sguardo cercasse il mio, rinuncerei a tutto... lo giuro su Dio.
Tu mi guardi, ma non mi vedi, ti
fermi alla divisa, ai doveri, ai credi. Alla stoffa che brilla sotto il
comando, ma non vedi la donna che TI AMA tremando. Tu mi guardi, ma non mi
vedi, ti fermi alla divisa, ai gesti, ai meriti. Alla stoffa splendente, al
volto severo, ma non tocchi il cuore... fragile e vero.
C'è un nome per il tormento di Osacr. Un nome così semplice e così terrificante che quasi si ha paura a pronunciarlo ad alta voce, perché nominarlo lo rende reale, ineluttabile.
AMORE.
È questo il cuore di tutto. E quella scena, quella pennellata di Dezaki così delicata e struggente, è la crepa nell'armatura attraverso cui ci è concesso di sbirciare. È uno squarcio nel velo di una donna bravissima a nascondere il suo cuore.
E in quella crepa, vediamo la lealtà assoluta per Maria Antonietta. Quel "mia amata" non è il richiamo di un'amante, ma il grido protettivo di una sorella d'armi e di destino. Sono due fiumi paralleli, due donne che cercano disperatamente di essere se stesse in un mondo che ha già deciso per loro.
La Regina, cercando un amore che la definisse come donna e poi come madre; Oscar, usando una divisa da uomo per ritagliarsi uno spazio di libertà che altrimenti le sarebbe stato negato. Una libertà pagata a caro prezzo, con un cuore stretto tra le spine del sacrificio.
Ecco la verità profonda. L'infatuazione per Fersen è stata lunga, abbagliante, quasi necessaria. Fersen era il sogno, l'idea irraggiungibile di un amore da romanzo, l'uomo che le ha permesso di sentire le prime, confuse scintille della propria femminilità. Ma era un'eco, non la vera voce.
Perché Oscar è donna, sì. E ha amato un solo uomo. André.
Tutto il resto, tutta la sua fuga, tutta la sua disciplina, era un modo per non affrontare questa verità. Lì, sulla riva del silenzio, quando il fiume piange con lei, non sta piangendo solo per Fersen. Sta piangendo perché sente dentro di sé quella forza spaventosa che la scuote dalle fondamenta.
Lo teme più di ogni altra cosa al mondo, perché l'amore la costringe a ricordare. Le urla che non è un soldatino di latta, ma un'anima viva, pulsante e, soprattutto, vulnerabile.
La paura di Oscar non è la paura di amare; è la paura di ciò che l'amore le rivela di se stessa.
E allora quella frase, "questo amore è veleno… è amaro assenzio", assume un significato nuovo e più profondo. Non è più solo il dolore per un amore non corrisposto. È il "veleno" che scioglie l'acciaio della sua disciplina. È l'assenzio amaro della vulnerabilità, che deve bere fino in fondo per poter finalmente vivere.
Soffre di più chi ama senza essere amato, e porto nel cuore un nome mai pronunciato.
Ma ciononostante, l'amore non è un accessorio.
È la fiamma.
La fiamma che deve attraversare per sciogliere le gelide paure che la tengono prigioniera.
L'amore non è una debolezza nella vita di Oscar. È la sua battaglia finale. Quella che la renderà, tragicamente e magnificamente, libera. E umana.


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